Leggende, ricette tradizionali e storia del Pan de Mej, un dolce milanese che racconta usi e costumi del territorio meneghino
È appurato quanto l’identità di una città e di chi la anima sia legata anche al cibo. Il nostro Paese ha vissuto, nei secoli, abitudini culinarie strettamente legate ai territori di riferimento – sia in termini di pura geografia come vicinanza/lontananza dal mare, vita di città o di campagna; sia in termini di dettami della società che sanciva, anche attraverso il consumo di una o un’altra pietanza, lo status di appartenenza a una classe povera o più agiata –: tutto ciò ha contribuito a creare quella che oggi si considera “identità italiana a tavola”.
Milano non è mai stata da meno, impregnando la propria tradizione culinaria anche attraverso la sua vita nobiliare, le sue stirpi, i suoi artisti, i suoi signori, la sua area rurale, le sue tradizioni religiose, le sue credenze, i suoi artigiani, nonché i barbari e le dominazioni a cui è stata assoggettata, che ne hanno schiacciato in alcune situazioni la sua libertà, ma mai la sua indole.
È da una di queste storie che arriva la tradizione dei Milanesi autentici di festeggiare il 23 aprile, giorno dedicato a San Giorgio, con un dolce tipico della tradizione meneghina: il “pan de mej”, detto anche pan meino o panigada.
Come molte tradizioni che legano Milano al suo territorio e si tramandano attraverso le generazioni, l’usanza di consumare il pan de mej nel giorno dedicato a San Giorgio si lega ai ritmi scadenzati della vita rurale di un tempo: il 23 aprile, infatti, era consuetudine che venissero rinnovati i contratti tra lattai e mandriani, prima che quest’ultimi si preparassero a salire verso gli alpeggi con il bestiame.
Nel giorno di San Giorgio, protettore dei lattai, si diffuse l’usanza di celebrare il patto, consumando il pan de mej – il cui nome proviene dall’impasto originariamente fatto con il miglio e altre farine – con la “pànera”, la panna liquida. Nel corso degli anni la ricetta ha subìto alcune variazioni e, dal 1700 circa, questo tipico dolce milanese è fatto con farina di mais e farina di grano, e gli immancabili fiori di sambuco, tipici di questo periodo dell’anno e che, ancora oggi, caratterizzano l’aroma e il profumo inconfondibile di queste delizie dalla consistenza friabile, che si scioglie in bocca.
E come tradizione meneghina che si rispetti, esiste anche un’altra leggenda che collega il pan de mej al giorno dedicato a San Giorgio: un episodio storico realmente accaduto nella Milano medievale, in cui si narra della ribellione contro i soprusi da parte del brigante Vione Squilletti, uomo spietato e crudele che terrorizzava i contadini nelle campagne e nei boschi nei pressi di Porta Lodovica.
Stanchi e impauriti dai continui soprusi, gli abitanti chiesero aiuto a Luchino Visconti, allora Signore di Milano, per ottenere giustizia. Il 23 aprile del 1339 ci fu uno scontro tra gli armigeri di Visconti e i briganti capitanati da Vione, che vennero sconfitti. Al termine della battaglia, i milanesi finalmente liberi dalle rappresaglie dei briganti, festeggiarono la vittoria, offrendo ai soldati viscontei proprio pan de mej e pànera. Sul luogo di questa battaglia, comparve in seguito un’effigie con scritto “Qui morì Vione”. Oggi sorge una Cappella ai prodi di Morivione, il quartiere che prese il nome dall’effigie e che si trova in zona Milano sud, dietro l’Università Bocconi.
Quello che a me resta nel cuore, oltre alla bellezza di tramandare racconti di una Milano autentica a volte, purtroppo, poco nota, è che nella mia famiglia non esiste San Giorgio senza pan di meino: il 23 aprile, onomastico di mio papà e, da qualche anno anche di mia nipote, mi diverto a ripercorrere i gesti della tradizione e inebriare la cucina del profumo inconfondibile di questo dolce leggero, semplice e fragrante per me sa di “casa”.