Alla verdeggiante Valle Vigezzo – e a precedenti esperienze ristorative e di pasticceria –, i soci Andrea Ferrè e Davide Arrigoni hanno preferito la tavolozza di gradazioni di blu del Verbano che oggi, dalla terrazza della loro Locanda a Sud a Ceredo – Ghiffa (VB), ammirano insieme a tutti coloro che scelgono questo posto per deliziare i propri palati.

Con questa recente apertura, Andrea e Davide hanno ascoltato il richiamo del lago, seguendolo e scegliendolo. Per il primo, il ritorno alle zone di origine dopo anni in Valle Vigezzo; per il secondo, il consolidamento di una scelta – Verbania – fatta già anni fa. Per entrambi, l’inizio di una nuova avventura.
Una curata ristrutturazione degli spazi interni e del giardino, in una villa della Società Operaia nel cuore di Ceredo, ha dato il via alla nuova esperienza ristorativa di Andrea e Davide che dal 1’ luglio – giorno dell’inaugurazione – accolgono in un ambiente dai dettagli accomodanti e ben pensati.

All’interno, una sala ospitale: un bancone verde intenso come le pinete circostanti, tavoli in caldo legno scuro, sedute confortevoli, mise en place ben disposta, fini porcellane dal gusto elegantemente retrò che raccontano di storie lontane, e una credenza che ricorda il salotto di casa.

All’esterno, sulla terrazza che dona una vista a 180° sul Lago Maggiore, tavolini ben disposti, tovaglie a quadretti e comode sedute da cui godere il panorama mozzafiato. Ci si fermasse all’apparenza, i due spazi potrebbero sembrare mondi diversi. Ma, una volta vissuta l’esperienza, si capisce che l’insieme è di per sé armonico nella sostanza: far stare bene gli ospiti. I modi pacati e gentili di Andrea, che accoglie e, con Alexia, gestisce la sala con attenzione discreta e rilassante; i sapori precisi e piacevoli, che arrivano dalla mano di Davide in cucina che li esalta abbinandoli, senza stravolgerli; i toni degli ambienti interni, che si fondono con i colori del paesaggio esterno, lì dove l’Azzurra comincia a cedere il passo alla vicina Svizzera verdeggiante: tutto contribuisce a rendere confortevole l’esperienza nella Locanda a Sud.

Se il paesaggio circostante è mutato dalle precedenti esperienze, la carta porta con sé l’impronta delle valli ossolane e la riscrive in riva al lago, in ricette e ingredienti che ben convivono tra loro e si instaurano perfettamente anche fuori dal loro territorio d’origine. Un mix di cucina a tratti di tradizione piemontese, a tratti ossolana, a tratti più creativa, ma con un filo conduttore ben preciso: una proposta autentica e “semplice”, nella sua immediata percezione. Niente voli pindarici, niente sovrastrutture, niente orpelli: piatti, ingredienti e preparazioni intelligenti e ben gestiti si raccontano in modo autentico, per ciò che sono, nella loro semplice bellezza e bontà.

Ganassino – guancetta di maiale brasato –, Polenta rustica, Crudo della Val Vigezzo, Formaggi locali e Pasta della Val d’Ossola – gratinata, con pancetta, patate, toma, cipolla e verza –, giocano a braccetto con Luccioperca mantecato, Tonno di faraona con giardiniera realizzata internamente, Vitello tonnato e Tajarin fatti in casa, come a sancire: si sia in Ossola o sulle prime colline sopra il Lago Maggiore, comunque si è (a ragion veduta) orgogliosamente in Piemonte, Regione da cui provengono molti degli ingredienti utilizzati, come accade per il Carnaroli classico dell’Azienda Agricola Monfrinotti nel novarese.
L’estate viene servita negli Gnocchi alle ortiche che oscillano all’assaggio tra un primo istante delicato e il selvatico delle ortiche che esce sul finale, ben rimarcato dalla toma di Bra stagionato che li guarnisce.
Il Risotto al Blu di capra con riduzione di mirtilli e mirtilli freschi è coinvolgente e commovente. Che non si tema di finire fuori strada con dolcezze eccessive e stucchevoli, come talvolta capita con questo tipo di accostamenti: qui, la mano di Davide, che calibra ottimamente il pungente del formaggio con la nota leggermente aspra della riduzione di mirtilli e la dolcezza carnosa dei frutti freschi, segna la perfetta traiettoria per affrontare i tornanti e restare saldi al volante, godendosi tutto il piatto.
La Tartare di barbabietola è un altro colpo andato a segno. Fresca, succosa, gustosa, ben condita, carnosa nella sua essenza vegetale: una – degna di nota e originale – alternativa alla più consueta e canonica tartare di Fassona.



Andrea e Davide non lesinano di certo sulle porzioni che, oltre a essere gustose, ben pensate, correttamente realizzate e belle esteticamente, sono assolutamente generose. Ma se si lascia un piccolo posticino per i dolci, non ci si pente nemmeno un po’. Confortevole la Frangipane – torta dalla sottile, friabile, saporita e ambrata frolla, crema frangipane avvolgente e dalla mandorla ben presente, e albicocche carnose, a raccontare di un’estate che si mangia a morsi tra il blu del lago, il cobalto del cielo, il verde del giardino e il venticello leggiadro che ristora.
La Lemon Pie – un piacevole fuori menu di quel giorno – è un piccolo gioiellino di armonie ben sintonizzate.
La frolla, anche in questo caso, è deliziosamente friabile, godereccia, ambrata, sottile e in quantità precisa per fungere da ciò per cui nasce: contenere. Cosa? La crema di limoni ricca, leggermente aspra, deliziosamente fresca. Sopra, una meringa leggiadra e due lamponi a finire. Il rischio talvolta – come nella più nota Key Lime Pie – è la tendenza all’eccessiva nota aspra, ma qui è tutta un’altra storia: di sinfonie assestate al meglio, di consistenze precise e di sensazioni che si passano la palla l’una con l’altra e vincono il Wimbledon del palato. Aveva ragione Andrea a proporla con sentimento.

Che non si cada nell’errore del farsi fuorviare dall’atmosfera sincera e affabile: qui, qualora mai ci fosse, l’eventuale leggera imprecisione diventerebbe precisa nel contesto, nonché sinonimo di slancio di autenticità, di amore incondizionato per il fare “star bene”, di concentrazione sull’essenza. Gusto, armonie, equilibri, ingredienti pulsanti, ruggenti, scattanti e accoglienza morbida e gentile: tutto è ben scritto nella narrazione.
A solo poco più di un mese dall’apertura, al cliente arriva solo la sensazione di un ingranaggio già ben funzionante, ben oliato, ben assestato: eventuali aggiustamenti avvengono dietro le quinte; sul palcoscenico arriva lo spettacolo provato e approvato, come accade negli eventi più riusciti.

Con questa nuova apertura, Andrea e Davide desiderano “dare sapore al tempo”, come amano definire loro stessi l’anima di Locanda a Sud. Il concetto viene declinato sia nella cura di dettagli retrò di mise en place e ambienti, sia nel legame di tradizione di alcuni piatti proposti, sia nel donare il giusto tempo al commensale di godere appieno dell’esperienza che sta vivendo, lontano da frenesie, corse o solleciti ad andare via.

In questo luogo, in cui il tempo sembra assumere una dimensione tutta sua rispetto al resto del mondo che ruota attorno, i ritmi per il commensale sono naturali, dilatati, umani, e l’ambiente di cui si gode è rilassante.
Del resto, chi ha fretta di andare via? Dove ci sono atmosfera, ottimi piatti, valido rapporto qualità-prezzo, sorrisi pacati ma autentici, leggiadra presenza e tanta voglia di far stare bene, a chi è seduto a tavola il tempo che scorre interessa poco. Tutto ciò che si desidera – e si fa – è crogiolarsi tra sapori, colori, profumi e perdersi nella vista mozzafiato sul lago, sorseggiando vino e guardando le barche a vela che in una languida, soleggiata e arieggiata domenica di inizio agosto, scivolano sul verde acqua lacustre, sospinte dal Maggiore che si è appena alzato.